Credo che tra gli anni 60, 70 e nei primi anni 80 ci siano passate intere generazioni di qualianesi nel negozio di “Mastu Vicienz” in via Camaldoli, in pieno centro storico a Qualiano, molto prima della esplosione delle mode e dei capi “made in China”, e quando i negozi di abbigliamento dalla nostre parti si contavano sulle dita di una mano sola. Confesso che ci sono passato anch’io, poiché proprio in quelle decadi vivevo dapprima la mia adolescenza (ahimè) e dopo la mia giovinezza. Ero quindi abbastanza piccolo quando, con mia madre, cominciai a recarmi nella “ fashion house ” di “Vascia e puteche”.
Appena si entrava nel negozio si sentiva subito
quel profumo di cose nuove, di tessuti, di cuoio e in un baleno si veniva catapultati in un mondo fatto di mode, tendenze e capi di abbigliamento. Mi colpiva sempre la grande capacità di esposizione realizzata anche
in spazi piccolissimi. Mastu Vicienz era una tappa obbligatoria per molti miei concittadini, soprattutto quando cominciavano le scuole. In quel luogo fantastico potevi comprare di tutto: dalle mutande fino all’ultima camicia alla moda, passando per i calzini ed altri accessori. E poi zaini, cartelle, fino alle famose molle che
legavano i libri. Anche quando c’erano i matrimoni Don Vincenzo Manna riusciva sempre a calzarti in modo impeccabile e a non farti sfigurare davanti a chi si vantava di “essersi vestito” nei negozi più rinomati di Napoli.
Ricordo ancora che appena entravi nel suo negozio, “Mastu Vicienz” ti accoglieva sempre con un grande sorriso. Affabile e con modi garbati, lo trovavi seduto dietro un grande bancone di legno, pronto a servirti e a
consigliarti. I suoi gesti, e le sue movenze, erano (quasi) sempre le stesse. Dopo che il cliente si presentava al suo cospetto, lui si allungava per “squadrarlo” per bene e capire le misure che doveva cominciare a provare. Se il fisico lo permetteva, bastava un unico sguardo da dietro al bancone, ma se il soggetto era “difficile”, lui passava dalla parte del cliente per una analisi più approfondita. Di solito con le taglie ci azzeccava al primo colpo, e anche se entravi nel negozio deciso a comprare un capo di abbigliamento e lo stesso, a suo modo di vedere, non ti stava bene, lui ti convinceva, sempre con gentilezza, che forse era meglio provare altre cose.
Vincenzo Manna era una istituzione della moda a Qualiano e quando i clienti e gli avventori uscivano dalla sua boutique, non erano mai delusi, anzi, erano perfettamente coscienti che quello che avevano comprato (o che gli era stato consigliato), era il meglio che si poteva avere in quale momento. Un'altra caratteristica del mai dimenticato commerciante era che si ricordava perfettamente di ogni singolo cliente: credo conoscesse le taglie e le misure di migliaia di qualianesi, capendone finanche le evoluzioni fisiche di ciascuno di essi. Per molte mamme era una benedizione poiché, con pochi soldi e poco “sfiacchimento” vestivano al meglio i propri figli. “Comm nun te piace! L’ho comprato da Mastu Vicienz”. Ti deve piacere per forza”, erano le frasi più usate dalle mamme quando volevano convincere i propri figli ad indossare qualcosa. Era amato e benvoluto da tutti, anche da chi non era suo cliente.
Quando il tragico evento lo portò via alla sua famiglia ed alla sua comunità, (fu sparato durante una rapina verso la metà degli anni 80), il dolore nella nostra città fu immenso. Era un lutto collettivo che provocò una grande commozione. Credo che quell’episodio costituì un tragico spartiacque nella vita sociale dei
qualianesi: la nostra città fu catapultata in un tragico scenario che stava profondamente mutando ed ormai anche il nostro “paesello”, di estrazione contadina, era a pieno titolo nella provincia napoletana, organico ad
essa e con tutto il malessere sociale che poteva derivare da questa nuova ed enorme dimensione urbana, al pari dei tanti paesi che ci circondavano e con lo stesso grado di brutalità. Quel violento episodio ci
aveva fatto perdere definitivamente quell’aurea di “paese tranquillo” dove si conoscevano tutti.
Con quel tragico assassinio Qualiano aveva perso, per sempre, la sua innocenza.